«Non parlare è parlare. Non agire è agire»
(Dietrich Bonhoeffer)
Tra le tracce proposte nella prima prova della Maturità 2025, quella dedicata al tema dei social media presenta una tesi che contiene alcune affermazioni che meritano un approfondimento.
Ci sono argini che non si possono spostare o togliere senza conseguenze. Ce n’è uno particolarmente significativo: quello tra l’infanzia protetta e l’adultità protettrice, ormai caduto sotto i colpi invisibili e silenziosi della smartphonizzazione dell’infanzia.
Nella narrativa, nelle parabole e nella favolistica, c'è una costante: il lupo si mimetizza per ingannare sia i sensi dei pastori sia l'attenzione delle pecore adulte che con belati di paura possono attirare la loro salvifica attenzione.
Cosa si intende per società pornografizzata in cui stanno crescendo le nuove generazioni a partire dall'infanzia? Anzitutto: che cos’è la pornografizzazione? Possiamo cominciare definendola a partire da ciò che non è.
La primavera è tempo di prime comunioni e, con la prima comunione, non di rado arriva in regalo uno smartphone, la cui consegna rappresenta ormai un rito di iniziazione.
Trovare una certa corrispondenza tra la crescente violenza dei giovanissimi ed i messaggi che arrivano in uno smartphone fin dall'infanzia è oggi fin troppo facile.
In diverse famiglie con adolescenti, preadolescenti e anche bambini sembra che non ce la si passi molto bene. E non parlo di quella piccola conflittualità che da sempre caratterizza la convivenza di generazioni diverse sotto lo stesso tetto.
«Siamo tutti sulla stessa barca». In sé questa frase è vera: l'umanità è una sola, la terra è una sola, l'aria è una sola.
«Si vantavano di aver baciato o aver avuto rapporti intimi con delle ragazze scrivendo i loro nomi su un foglio bianco appeso in classe, visibile a tutti.
Di Geolier all'Università di Napoli si è detto molto: il Procuratore Capo Nicola Gratteri ha speso parole di fuoco contro l'iniziativa: «queste cose lasciano senza parole, se molla l'università siamo alla fine».