Parlare in corsivo: si tratta di un'invenzione di Elisa Esposito, classe 2003, che ha avuto «l'idea di insegnare sui social il "corsivo", la lingua-caricatura nata per imitare la parlata cantilenata delle ragazze milanesi e finita per diventare un fenomeno social a tutti gli effetti. 

Con i suoi oltre 800mila follower su Tik Tok, Elisa Esposito è diventata nelle ultime settimane un volto noto, o meglio, una voce nota». I suoi video «sono diventati virali, facendo conquistare alla ragazza migliaia di nuovi follower», oltre ad ospitate nei locali e radiofoniche. In una di queste ultime, a Rds per la precisione, «nel tentativo di leggere in corsivo la Divina Commedia ha ammesso di non conoscerne l'autore», il che l'ha esposta a commenti duri, «tanti insulti» e «diverse minacce» che l'hanno costretta a chiedere una tregua attraverso un nuovo video di Tik Tok in cui appare senza filtri, occhiali e il parlar corsivo che l'ha resa famosa, uscita già dal suo personaggio [TGCom24]. Per capire di cosa si sta parlando, ecco un video in cui si esibisce nel parlar-corsivo, che si può vedere cliccando sull'icona sottostante.

Una premessa è d'obbligo: qui si parte dall'episodio, per parlare del fenomeno, evitando di attaccare o stigmatizzare la singola persona, allargando la visuale e cercando di capire cosa fare, concretamente a partire da una corretta lettura.

Questa vicenda è anzitutto un interessante archetipo del successo Social, che si muove su onde tempestose come i bitcoin in borsa, alzandosi ed abbassandosi repentinamente e chiedendo sempre maggiori energie per non affondare. Un successo che è l'obiettivo di masse sempre più ampie di popolazione, sempre più giovani e sempre più fragili. Ci sono finiti dentro anche i bambini che fin dalla primaria aspirano a fare successo, magari come 'youtuber' o 'gamer' o 'trapper'.  

Su questa linea di riflessione, la vicenda fa il paio con quella della ragazza di cui ho scritto in un precedente articolo, che su Tik Tok si chiede a che serva studiare per prendere una seconda laurea mentre Samantha* «prende 40mila euro al mese con OnlyFans», ovvero il sito di intrattenimento per adulti tramite abbonamento. Cosa rispondiamo a questa ragazza, a parte paternalistiche o maternalistiche raccomandazioni? Cosa sappiamo dire alla nostra «Prof di Tik Tok» che pure lei ha aperto un profilo su Onlyfans dove promette di pubblicare «tante fotine sexyyy» vietate al minori dietro sottoscrizione di un abbonamento? E che anche prima di diventare famosa, su IG già flirtava con gli istinti di maschietti dal facile like pubblicando le classiche immagini e-pro-vocative, che, insieme ai like, generavano centinaia di commenti impropri a sfondo sessuale e taluni apertamente pornografici? Cosa sappiamo dire per non dico contrastare ma attenuare questa smania collettiva di successo al prezzo della propria intimità, per esempio?

Davanti ai numeri e ai like il mondo adulto purtroppo si inchina e la fama riesce a far dimenticare il motivo per cui la si è ottenuta: non importa se si è diventati famosi perché si è cantato ai ragazzini quant'è bella la cocaina, o che si fa uso della droga dello stupro, o perché si vendono foto erotiche. Se sei famoso, la fama copre tutto, come il catrame sul fondo stradale.

Il problema non è quindi la simpatica goliardia del 'parlare in corsivo' ma che l'illusorio successo ad ogni costo sia diventando il modello dominante della generazione Alfa, senza che riceva alcun tipo di critica educativa e quindi costruttiva da parte del mondo adulto.  Prepariamoci fin d'ora a curarne la cocente delusione di massa. A meno di iniziare da subito a metterne in discussione il suo carattere dogmatico. O magari, prima ancora, evitando di trasferire nell'informazione mainstream fenomeni come questo, senza una minima lettura o decodifica, perché per ripetere quel che avviene sui Social, bastano i Social.

*nome di fantasia


© Marco Brusati
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