«A scuola in gonna, maschi e femmine, senza distinzione». Secondo Federico Contini, 18 anni, rappresentante d’istituto del Liceo Zucchi di Monza, «l’obiettivo dell’iniziativa è duplice: "Da un lato vogliamo abbattere lo stereotipo del maschio macho che non deve piangere. E dall’altro vogliamo combattere la sessualizzazione del corpo femminile» [La Stampa]. 

Gli obiettivi, come succede in casi analoghi, sono ampi e riguardano aspetti diversi tra loro e su cui si potrebbe discutere a lungo: l'espressione dei sentimenti, l'essere maschio e via dicendo. Così come si potrebbe discutere dell'iniziativa, di messaggi, metamessaggi e criptomessaggi: lo hanno già fatto in molti e per questo preferisco rilanciare partendo da un obiettivo dichiarato ufficialmente: «combattere la sessualizzazione del corpo femminile». Sessualizzazione, ovvero la riduzione della persona, in questo caso la donna, al suo corpo, o parti del suo corpo. Mercificazione. 

In questa direzione, vedo un sfida enorme che questi ragazzi possono promuovere tra i coetanei dalla loro scuola per allargarsi alle altre scuole anche di grado inferiore e che ha a che fare con il rispetto profondo per le ragazze di oggi, di ieri e di domani: dire basta alla pornografia che dilaga negli inseparabili strumenti digitali e che risulta utilizzata, secondo un  rapporto curato da Milena Gabanelli, «dal 44% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni», con alcune aggravanti rilevate dalla giornalista: «i contenuti pornografici sono molto diffusi nei canali di messaggistica istantanea», dove gira anche «sesso violento» e dove ci sono video «in cui le donne sono sottomesse, degradate, e felici di assecondare ogni desiderio maschile». Così insieme a maschi con crescenti problemi derivanti «dall'ansia da prestazione», crescono «giovani ragazze convinte che il sesso sottomesso sia normale. È un fenomeno recente, ma in crescita e molto osservato dagli specialisti di tutto il mondo che lo attribuiscono a un’associazione distorta dell’erotismo sviluppata fin dall’adolescenza con il consumo precoce della pornografia» [Il Corriere]. In una situazione come questa, con un obiettivo così alto, non varrebbe la pena combattere la sessualizzazione del corpo femminile dicendo basta allo strumento che lo mercifica qual è la pornografia invasiva e pervasiva? Una sfida che vale per i giovani liceali e per chi, con fiuto mediatico, in TV sta facendo la stessa protesta. E vale per tutti. Naturalmente e  successivamente.


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