«Il centro storico disseminato di finti manifesti pubblicitari con frasi blasfeme e bestemmie. A pronunciarle ci sono anche Topolino & Co. 

Succede a Napoli, nel quartiere Chiaia, dove gli spazi di affissione del comune sono stati tappezzati di poster che scandiscono imprecazioni di ogni tipo su pubblicità e loghi di note aziende tra cui anche quello della Disney» [Il Fatto quotidiano]. 

«Travolta dalle polemiche social e dalla furia di genitori e persone "normali" che si sono imbattute nei manifesti, l'assessora titolare delle deleghe, Annamaria Palmieri, ne ha ordinato la rimozione perché "abusivi"». Poi man mano «si è capito che l'affissione seriale di bestemmie era la "campagna promozionale" di una mostra ospitata al Pan (Palazzo delle arti di Napoli di proprietà del Comune) e intitolata "Ceci n'est pas un blasphème"» [«Questa non è una bestemmia» ndr]. Se, alla fine, il Comune si è smarcato dai manifesti e si è attivato per la loro rimozione, non si è smarcato dall'iniziativa-base da cui si è sviluppata la bestemmiante promozione sfuggita di mano, ovvero il suddetto Festival che si sta svolgendo «con il patrocinio morale del Comune e "in collaborazione con l'Assessorato all'Istruzione, alla cultura e al turismo di Napoli". Di più, l'assessorato è "co-promotore"» [Avvenire]. 

A dispetto di quanto evocato dal titolo, non si tratta di un'iniziativa con al centro il tema della blasfemia in generale, che avrebbe avuto, semmai ce ne fosse stato bisogno, una prospettiva ampia e globale, ma di  «un festival che non ha finalità di lucro e che ha come finalità la promozione dell'arte anticlericale e la raccolta fondi da devolvere in favore di organizzazioni che offrono protezione e assistenza legale alle persone perseguitate perché atee, apostate o blasfeme» [Fanpage]. Nel concreto, è un'arte che si traduce, per esempio, in immagini sacre 'pornografizzate' come i «cristi» con passioni pedofile, due «madonne» seminude in atteggiamento lascivo con un bambino in braccio; oppure nella scritta 'pederastia' realizzata con delle ostie  o un'icona mariana con sovrascritto un insulto. Mi fermo perché ho detto già troppo.

Festival o arte di questo genere non sono una novità. Non faccio la coda per entrarci, ma ci sono e così è finché ci sono. Lascia però basiti che un Assessorato che si occupa (anche) di Istruzione sia «co-promotore» di un festival in cui siano state stropicciate le parole-mantra di ogni (o quasi) progetto nelle scuole, di ogni (o quasi) discorso di inizio anno, di ogni (o quasi) finanziamento: il rispetto delle diversità, l'inclusione delle differenze, la pariteticità e la non-discriminazione religiosa. 


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