«State facendo un dramma sulla Divina Commedia quando il 90% degli italiani non sa manco fare due per due. Mollatemi, insegno il corsivo, non letteratura. Non lo sapevate neanche voi. Si scherza eh».

Così si è espressa la 19enne Elisa Esposito, meglio conosciuta come la prof di Tik Tok, per chiudere la polemica dopo che ai microfoni di RDS Next, «si è trovata a recitare, in corsivo, i primi versi della Divina Commedia» senza sapere chi fosse il suo autore [Firenze Today]. Come ho scritto in un articolo precedente, «una premessa è d'obbligo: qui si parte dall'episodio, per parlare del fenomeno, evitando di attaccare o stigmatizzare la singola persona, allargando la visuale e cercando di capire cosa fare, concretamente a partire da una corretta lettura».

Non sono tra quelli che si sono scandalizzati per questa mancata conoscenza, anzi, trovo la risposta della ragazza più coerente dello scandalo degli adulti: scandalo, etimologicamente, è qualcosa che ti fa inciampare, ti toglie dal tuo camminare fluente, svegliandoti dal torpore dei pensieri di una passaggiata. Gli adulti che si scandalizzano della mancata conoscenza di Dante, sono mai andati a leggere i commenti sui Social della generazione smartphonizzata, lasciata sola fin dall'infanzia in una comunità in cui l'istinto è il sole, mentre il Logos è un lumicino lontano?  

A che serve conoscere Dante, potrebbero dire i nostri figli, se ci lasciate crescere in un mondo-Social in cui con tre emoticon e due like possiamo esprimere tutto l'esprimibile che ci viene concesso? A che serve, potrebbero dirci, 'sbatterci' per imparare la declinazione del pensiero, mettendo in ordine le cose più importanti e quelle meno importanti, se esistiamo senza che questo ci venga chiesto nella comunità-Social in cui noi ci riconosciamo? 

A questo punto, consiglierei di andare a leggere fenomenologicamente i commenti su Youtube, Instragram e Tik Tok, magari, solo per stare in tema, quelli alle fotografie e-pro-vocative che la nostra corsivo-parlante pubblica su IG; eccone alcuni: «cavalla», «mala vitusa, si na fre*a», «fantastica»; «bona»; e poi emoticon non solo di cuoricini e like, ma anche di fiamme e  gocce, queste ultime usate per indicare eccitazione [Focus]. Siamo ad una neo-lingua derivata dalla semplificazione digitale da smartphone che ha finito per formare un nuovo modo di pensare e comprendere il mondo, come attesta la ricerca di Save The Children secondo la quale «il 51% dei 15enni in Italia incapace di capire un testo» [Ansa]. 

Effettivamente, per dirla con una boutade, Dante parlava maiuscolo, mentre i nostri 'figli' oggi parlano corsivo, minuscolo e non si capiscono. Ma, di grazia, chi li sta lasciando soli fin da bambini sui Social, dove la questione linguistica è solo un pallido indizio dei problemi socio-educativi che stanno montando? 


© Marco Brusati
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