In silenzio si pensa meglio

In viaggio verso la diffusione massiva della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale, da oltre tre lustri stiamo vivendo una nuova fase della rivoluzione mediale, quella degli Smartphone e dei Tablet, veri e propri soggetti attivi nel sistema delle relazioni educanti.

Essendo estensioni mediali personali, tendono a far gestire in solitudine le innumerevoli proposte dell’universo mediale, nonché ad introdurre in ambienti relazionali nuovi, i Social Network, dove esistono regole non scritte di ingaggio e di appartenenza, di comportamento e aspettative, di premio e ‘punizione’; si tratta, in altre parole, di veri e propri ambienti culturali, di societas, in cui il confine tra lecito e illecito, bene e male, giusto e sbagliato è legato del numero dei consensi (like) ottenuti, che finisce per costituire il codice morale, se non unico, privilegiato.

Con questa premessa, possiamo fare un breve excursus nell’ambiente mediale-culturale dominante per le nuove generazioni, ovvero Tik Tok, la popolarissima App, conosciuta, consultata o utilizzata dalla quasi totalità di preadolescenti, adolescenti e sempre più spesso, da bambini e bambine. Con un miliardo di utenti nel mondo, consente di realizzare brevissimi video: canzoni, balli, coreografie, parodie, giochi, sfide, messaggi, scene originali.
In questo momento storico, una cappa di silenzio sta coprendo un fenomeno capace di influenzare la crescita equilibrata, consapevole e rispettosa di sé di una generazione: le migliaia di video di giovanissime che si esibiscono in movenze, messaggi, pose, condotte ‘sessualmente non-neutre’: da chi esegue danze a sfondo erotico in abiti succinti o allusivi, magari su canzoni in cui la donna è de-cantata come oggetto; a chi racconta le sue esperienze o preferenze sessuali con un linguaggio esplicito attraverso scritte, playback o lip-sync di brani musicali e via dicendo. Molti video sono fatti insieme a un ragazzo compiaciuto di ‘avere’ una ragazza fisicamente ammirabile, che può consentire di scalare la montagna della considerazione nel gruppo dei pari. Infine va evidenziato il fenomeno delle bambine accompagnate da un adulto -apparentemente un genitore- inserite in contesti non appropriati.
Fin da una prima osservazione, possiamo ricavare una regola di massima: più una ragazza è giovane, più è disinibita nelle azioni o nelle parole, più like ottiene. Tralasciando le azioni illegali, come le molestie, che i gestori delle App contrastano apertamente, le giovanissime si espongono sia allo sguardo di chi le conosce, sia al voyerismo di chi si nasconde dietro uno schermo dall’altra parte del mondo, che possono, in diversi modi, salvare off-line i video e tenerseli per sempre.
Tik Tok, non è certo l’unica App in cui ci sono questi fenomeni, ma, essendo oggi la più importante merita un’attenzione speciale, che il mondo educante dovrebbe mantenere alta. Occorrerebbe quindi agire sul lato dell’offerta, rendendo cioè il contesto culturale ostile all’esposizione precoce e impropria delle giovanissime, nel tempo in cui è chi non partecipa a questo circolo mediale a rischiare lo stigma sociale e la marginalizzazione dal gruppo. Questi fenomeni non sono nuove normalità, ma de facto sono una forma di costrizione femminile in nuovi obblighi sociali, magari nascosti sotto la parola libertà.


Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista specializzata 'Il Telespettatore' dell'AIART che raccoglie preziosi contributi di vari esperti e costituisce un punto di riferimento nazionale per chi ha a cuore l'educazione nella medialità delle giovani generazioni.



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