In silenzio si pensa meglio

L'episodio è noto: durante la cerimonia degli Oscar, «quello che sembrava uno sketch tra Chris Rock e Will Smith è invece degenerato in uno scontro fisico con Smith che ha perso le staffe, si è alzato dalla poltrona e ha sferrato un forte schiaffo in faccia a Rock.

Il comico, che stava presentando il premio per i documentari, aveva fatto una battuta sulla moglie dell'attore, Jada Pinkett Smith ("Ti prepari per Soldato Jane 2?" con allusione al look di Demi Moore): tempo fa l'attrice aveva spiegato la scelta di rasarsi a causa di un problema di alopecia» [TgCom24]. Si può vedere il video cliccando sull'icona sottostante.

Numerose sono state le reazioni, da quelle di intransigente condanna di ogni violenza, a quelle cavalleresche che la semi-giustificano se usata in difesa della compagna di vita, passando per quelle che hanno evidenziato una certa idea maschilista di donna come proprietà-da-difendere e per i tanti meme che hanno tentato di sdrammatizzare la situazione.

Will Smith ha chiesto scusa [cf. Ansa], lo schiaffeggiato Chris Rock  non «ha chiesto scusa» [Movie Player] e pare tutto finisca qui, con la luccicante Notte degli Oscar esaltata da questo episodio che in qualcuno ha fatto nascere il sospetto di un gesto combinato per fare spettacolo, come potrebbe suggerire la non-reazione del conduttore rimasto con le mani dietro la schiena. Che il fatto sia vero, verosimile o rappresentato non cambia nulla quando è presentato come autentico e così lo prendiamo.

Questo episodio, che ora lasciamo da parte, apre ad alcune osservazioni che lo superano: la violenza nel dirimere i conflitti è purtroppo un affare quotidiano nella vita dei nostri figli, cresciuti a pane, Smartphone e Social in cui lo spazio della mediazione è sempre più ristretto man mano che si affacciano nuove generazioni digitali, in particolare l'Alpha Generation, ovvero quella dei nati dal 2010-2011 in poi.  On-off, acceso-spento, mi piace-non mi piace, amico-nemico sono categorie attuali che retrocedono il pensiero, rendendolo incapace di leggere non solo la realtà complessa, ma di dirimere le controversie mantenendole a un livello di confronto e non di scontro.

Invece si osserva che la violenza come soluzione sta vivendo un crescendo, sempre più precoce, avanzato e trasversale in termini di genere, come ci raccontano le botte per strada tra ragazzine in questi mesi di inizio 2022. Per esempio: a Roma una 15enne ha accoltellato una 17enne 'rivale in amore' davanti all'oratorio in pieno giorno [cf. Leggo]; a Parma, c'è stata una «rissa tra ragazzine in stazione» con tanto di filmato in rete [Parma Today]; lo stesso, sempre con filmato annesso, è successo a Taranto [cf. Lo Jonio]; a Oderzo (TV) ci sono stati «calci e pugni tra ragazzine alla stazione» [La Tribuna di Treviso]; a Sassari è avvenuta una «rissa tra ragazze fuori dalla scuola« finita con una «16enne ferita con un tirapugni» [SkyTG24]; a Merano una ragazzina è stata «pestata in strada da una 13enne» [Alto Adige].

Poi ci sono eventi cui ci stiamo tristemente abituando, come la rissa di inizio marzo a Monza tra baby gang, con due ragazzini feriti [cf. Sky TG 24]; oppure quella di Pontedera con «calci e pugni per strada» e «lesioni al volto per due» [Il Tirreno]. Scavando un po' nelle motivazioni ci troviamo, da sole o mescolate ad altre, diverse questioni affettive, quasi a chiudere il cerchio con l'episodio di partenza.

Questi fatti meriterebbero una lettura sistemica e non episodica, capace cioè di unire i diversi punti che compongono un disegno ancora invisibile a buona parte del mondo educante: la vita Social sta abbassando il livello delle capacità emotive ed empatiche utili ad evitare l'escalation dei conflitti. Inoltre, appare già piuttosto chiaro che le nuovissime generazioni faticano pure a chiedere la mediazione adulta, a tutto vantaggio del conflitto tra pari che rafforza l'appartenenza alla propria 'community' tipico delle aggregazioni Social. 

In conclusione, lo schiaffo in diretta di Will Smith sia un'occasione preziosa per insegnanti, educatori e formatori non tanto per discutere del noto attore o delle sue motivazioni, quanto di come i nostri giovanissimi figli dirimono i conflitti piccoli o grandi con i loro coetanei o come credono che debbano essere ricomposte le divisioni. Sono convinto che ci sarà di che sorprendersi. E di che farsi un esame di coscienza.


© Marco Brusati
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