In silenzio si pensa meglio

ll twerking non è un ballo neutro, ma una danza sensuale, erotica ed esplicita, diffusa inizialmente negli strip club, locali per antonomasia vietati ai minori [cf Wikipedia English]. 

Non è un ballo per bambini, com'è dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio dal fatto che sui siti pornografici ci sono oltre un milione di video categorizzati alla voce twerking e sue varianti.

USA: il caso Miley Cyrus
Il percorso di desensibilizzazione e normalizzazione che ha pressoché ridotto al silenzio il mondo educante alle nostre latitudini, è iniziato nel 2013, quando l'icona pop Miley Cyrus, che dal 2006 al 2011 aveva interpretato Anna Montana su Disney Channel, si esibì in un twerking agli MTV - Video Music Awards, suscitando, soprattutto negli USA, un forte dibattito, di cui oggi non c'è più alcuna traccia. Non che il twerking non ci fosse prima di allora, ma quell'episodio è stato un punto di svolta per la portata del personaggio, dell'evento, della rapidissima diffusione globale.

Sembra un'altra era geologica, ma sono passati solo pochi anni da quando persino sul canale finanziario del «The Wall Street Journal» si ragionava sull'opportunità di questo tipo di performance per chi aveva fans molto giovani e si trovavano ancora dei commenti che le ritenevano inopportune. Si può vedere il video cliccando sull'icona sottostante.

In Italia: il caso Elettra Lamborghini
In Italia, quella che potremmo chiamare «agenda twerking» ha come primaria protagonista Elettra Lamborghini, 6,7 milioni di followers su Instagram, 1,2 milioni di iscritti al suo canale Youtube e centinaia di milioni di visualizzazioni o streaming dei suoi brani; è ben nota anche al pubblico mainstream per la sua partecipazione a vario titolo al 70mo Festival di Sanremo, a The Voice, all'Isola dei Famosi; è definita e si autorappresenta come «Twerking Queen», ovvero «Regina del Twerking», come titolava il suo primo album in studio e il programma a lei dedicato andato in onda su MTV.

Come estratti dell'album di esordio vengono anticipati «Pem Pem» e «Mala», nei cui video è piuttosto evidente come l'Artista interpreti il twerking. Per vederli,  è possibile cliccare sulle due icone sottostanti.

Twerking e bambini
Prima di proseguire, sono dovute due considerazioni: se questo prodotto fosse riservato agli adulti e se solo a loro fosse consentito l'accesso, non servirebbe nemmeno scriverne. Tuttavia quando un simile progetto artistico entra in una trasmissione per bambini, allora dobbiamo quantomeno parlarne, discuterne l'opportunità, coinvolgerne i protagonisti per renderli consapevoli, dibatterne le problematiche socio-educative, anche per imparare a quali episodi apparentemente insignificanti guardare in futuro per capire l'evoluzione dei fenomeni e semmai intervenire per tempo. È infatti avvenuto che Elettra Lamborghini, a fine 2018, sia stata chiamata ad insegnare il twerking in una delle trasmissioni per eccellenza dedicate ai bambini in età prescolare e di prima scolarizzazione, «Me contro te»: un programma di grandissimo successo, il cui  «target  sono i bambini tra i 5 e i 10 anni» [cf. Il Sole 24 ore]. Inoltre, il merchandising cui bisogna guardare per comprendere gli effettivi destinatari, indica nellinfanzia i destinatari dei prodotti legati al programma [cf. Amazon]. È possibile vedere Il video della performance cliccando sull'icona sottostante.

Questo episodio è, a mio avviso, una tappa non insignificante del processo di desensibilizzazione e normalizzazione del twerking, che oggi è insegnato nelle scuole di ballo come se avesse perso il suo significato originario.

La desensibilizzazione e la normalizzazione: Tik Tok
Tale processo ha avuto come motore l'avvento di Tik Tok, piattaforma molto usata da preadolescenti ed adolescenti dove sono migliaia i video prevealentemente di ragazze e ragazzine che twerkano con atteggiamenti sessualmente non neutri e decisamente non adatti all'età precoce, in mondovisione, alla mercé di tutti. 

Conclusione
La desensibilizzazione e la normalizzazione, a mio avviso, sono frutto di due iniziali errori di valutazione, che il mondo adulto ed educante potrebbe evitare in futuro. Il primo è non considerare che «l'Artista è il messaggio», «il personaggio è il messaggio»; il secondo è non vedere che la rete genera un istante eterno in cui tutto è presente sempre e contemporaneamente. Di conseguenza, invitando un personaggio ad una iniziativa si porta tutto il suo messaggio, che è presente e consultabile contemporaneamente all'iniziativa, tramite uno semplice smartphone.

Purtroppo, davanti ai bambini e sempre più precocemente si spalancano le porte di mondi in cui dovrebbero semmai entrare molti anni dopo e con la giusta maturità, anche per cambiarne radicalmente le coordinate, attraverso parole, azioni e scelte di vita. Nel frattempo, il diffuso e timoroso silenzio del mondo adulto ed educante dovrebbe trasformarsi in un grido di sofferenza per un'infanzia sempre meno medialmente custodita e protetta nel delicato tempo della crescita.


© Marco Brusati
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